Notizie Radicali
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  domenica 28 agosto 2005
 Direttore: Gualtiero Vecellio
L'idea liberale (38)

di Panfilo Gentile

Il citato Report faceva notare che i monopoli sono spesso il prodotto di fattori diversi del costo più basso raggiungibile delle aziende maggiori. “I monopoli sono spesso il prodotto di fattori diversi del costo più basso raggiungibile delle aziende maggiori. “I monopoli sono spesso conseguiti attraverso collusioni e vengono favoriti dalla politica; una volta spezzate queste collusioni e rovesciata la politica, possono essere ristabilite le condizioni della concorrenza”. Bertand Russell e James Gillespies (Free Expression in Industry) deploravano egualmente che, salvo rare eccezioni, il monarcato e l’oligarchia derivavano dalla condotta degli industriali.

 

Una volta esclusa dunque la fatalità delle contrazioni aziendali, almeno per tutta l’estensione del sistema industriale, fatalità erroneamente supposta per pretese leggi di convenienza economica e di necessità tecniche, resta aperta la possibilità di misure dirette a smontare i colossi industriali abusivi, ad impedire che essi possano ricostituirsi ed a favorire lo sviluppo e la prosperità delle piccole e medie aziende.

 

In questa sede non è il caso di diffondersi sull’indole di queste misure. Basterà accennare che il miglior freno alla concentrazione potrà essere dato dal ristabilimento della libertà e della concorrenza. Dove siano in atto libertà e concorrenza è difficile che le dimensioni aziendali superino artificialmente l’optimum richiesto dalle esigenze dell’economicità e della tecnica.

 

La concorrenza riduce automaticamente le proporzioni dell’azienda, perché agisce nel senso di una differenziazione dei prodotti per qualità o per prezzo, quindi nel senso di una distribuzione dei consumatori tra una molteplicità di produttori e quindi infine nel senso di contenere le dimensioni dell’azienda di ognuno. Ad un mercato in cui la massa delle domande è soddisfatta da uno o da pochi grandi fornitori, che facilmente potranno mettersi d’accordo per stabilire un prezzo uniforme e un tipo standardizzato del prodotto si sostituirà un mercato nel quale un numero sempre aperto di fornitori si dividerà la massa dei consumatori, in gara nell’offrire o lo stesso prodotto a prezzi diversi o prodotti di specie e qualità diverse. E’ chiaro che il primo mercato sarà servito da una o da poche grandi fabbriche. Il secondo da una miriade di piccole fabbriche.

 

E per la libertà e la concorrenza non basterà poi smantellare la legislazione vigente, né abbandonare gli indirizzi di politica economica fin qui adottati da quasi tutti i paesi. Non basterà abolire vincoli e autorizzazioni e licenze per nuovi impianti e negozi, barriere doganali, permessi di importazione, controlli di valute, monopoli di brevetti, governo dall’alto del credito e via dicendo. Occorrerà anche intervenire positivamente, perché la libertà e la concorrenza, una volta restaurate, non siano di nuovo, subito dopo, sopraffatte. Oramai si sa benissimo che la libertà economica, come del resto ogni altra libertà, deve essere disciplinata e protetta. Se è vero che la libertà crea la concorrenza è altrettanto vero che la concorrenza evoca il suo contrario. La libertà in un primo tempo promuove e moltiplica le iniziative; in un secondo tempo tende a soffocarle per la difesa delle posizioni acquisite. E’ evidente che il laissez faire e cioè una indifferenza dello Stato dinanzi all’attività degli intraprenditori, tolte le tradizioni discipline dei codici dirette solo a garantire la moralità dei contratti o a tutelare il pubblico o ad assicurare la lealtà della concorrenza, poteva essere una buona regola in un’epoca in cui essa esprimeva appunto l’esigenza della concorrenza e non erano ancora apparsi i pericoli di una libertà che tendeva ad eliminarla. Il laissez faire significava l’abolizione dei vincoli dei vecchi regimi paternalistici  e corporativi, si riferiva ai divieti allora sussistenti contro le libere iniziative, e la regola è ancora valida in quanto sussistono, sia pure in nuove forme, simili ostacoli alla concorrenza. Il laissez faire però cessa di essere una buona regola, quando attraverso di essa si raccomanda non la libertà dai divieti ma la libertà di porre divieti. Il che è avvenuto per l’appunto in un’epoca successiva, quando i produttori si sono accorti che la concorrenza era un dispositivo che non agiva più a favore dei loro interessi. E’ stato allora facile distruggerla o ridurla. In caso di forze disuguali, il più forte, il che non significa necessariamente il migliore, ha strangolato il più debole, il che non significa necessariamente il peggiore, perché alla lotta benefica sul mercato si è assai spesso sostituita la lotta dell’intrigo e dell’accaparramento di privilegi politici ai danni dei concorrenti. In caso di equilibrio di forze, alla gara si è sostituito l’accordo, il cartello, il trust, il cosiddetto oligo-monopolio.

            

38) Segue.  Â